Il "Bomber del Mese Gallè" Pedrabissi: "Il Verbania si salverà!" - I AM CALCIO VCO

Il "Bomber del Mese Gallè" Pedrabissi: "Il Verbania si salverà!"

La consegna del premio a Pedrabissi
La consegna del premio a Pedrabissi
VcoSerie D Girone A

Quello di gennaio è il primo titolo assoluto per Thomas Pedrabissi, che mai aveva conquistato il "Bomber del mese" nella sua precedente esperienza in biancocerchiato, ma non il primo per il Verbania che può fregiarsi di due altre conquiste, quella conseguita nella scorsa stagione da Gianluca Austoni e quella, giunta nella prima edizione del trofeo di IamCalcio nell'ormai lontano 2016, di cui si è insignito Emilian Constantin quando la società si chiamava ancora Virtus Verbania. Questo a significare che Pedrabissi ha in qualche modo iscritto il suo nome nella storia biancocerchiata accanto a quella di altri importanti attaccanti, anche se l'obiettivo più importante è ancora da raggiungere e sarà quello di cercare di mantenere la società lacuale in Serie D anche attraverso i suoi gol.

- Il "Bomber del Mese" Thomas ti laurea come il miglior cannoniere del mese di gennaio tra tutti i campionati del circondario, un traguardo che per un attaccante che vive soprattutto di gol è sempre una grande soddisfazione.

"Fa sempre piacere vincere un trofeo che riguardi una classifica in cui centrino in qualche modo i gol, per un attaccante è motivo di grande fiducia nei propri mezzi. Ovviamente spero che questi gol servano per conseguire il nostro obiettivo stagionale, quello della salvezza in Serie D, e non solo per ottenere riconoscimenti a livello personale".

- Il tuo impatto con il Verbania è stato altamente positivo: cinque gol in nove presenze ottenute in poco più di due mesi e con la sosta invernale di mezzo sono numeri importanti. Pensavi in un ambientamento così veloce nell'ambiente verbanese?

"Io sono arrivato qui a Verbania per dare il mio contributo. So di essere un giocatore importante per questa squadra quindi mi metto a disposizione di tutti per cercare di fare il meglio possibile. Se facendo questo vengono ripagato con tanti gol e con prestazioni importanti, questo mi rende contento due volte".

- Sei arrivato subito dopo le dimissioni di mister Galeazzi quindi non hai vissuto tutta la prima parte di stagione del Verbania, tutto sommato abbastanza positiva; hai vissuto invece per intero il periodo che ha visto sulla panchina mister Cotta, quando la squadra non è riuscita ad ottenere i risultati che ci si sarebbe aspettati. Cosa sta mancando a questo Verbania?

"Anche prima di giungere qui a Verbania avevo seguito i risultati della squadra e posso dire che fare otto risultati utili consecutivi non è roba da poco, sapevo che sarei arrivato in una squadra di ottimi giocatori e di ottime persone. Ci sono ovviamente delle lacune ma credo che queste possano essere colmato con il lavoro quotidiano, mettendo in pratica alla domenica quello che prepariamo durante la settimana. Non sarà un cammino semplice ma credo che questo gruppo possa arrivare ad ottenere l'obiettivo della salvezza".

- Negli scorsi giorni Porcu ha preso il posto di Cotta e quando c'è un cambio di allenatore spesso viene vissuto come una sconfitta anche da chi resta, lasciando grande amarezza. Bisogna però voltare pagina, cosa può dare il tecnico appena arrivato per cercare di portare quei punti che servono per la salvezza?

"E' vero che quando un allenatore va via, per propria scelta o per scelta di altri, è una sconfitta un po' per tutti. Ma il calcio è bello anche per questo, dal giorno dopo si torna a lavorare con una persona nuova e scattano quei meccanismi che spingono tutti a dare qualcosa in più, a rimettersi in gioco. Sicuramente serve uno scatto mentale sia da chi prima non giocava e ora fa di tutto per mettersi in mostra e guadagnarsi il posto, sia da chi invece stava già giocando e ha la necessità di confermarsi anche agli occhi del nuovo allenatore. Penso che mister Porcu abbia avuto un buon impatto con l'ambiente, ci ha già trasmesso due o tre concetti fondamentali per farci capire cosa vuole lui da noi e speriamo di metterli in pratica fin dalle prime partite".

- Il girone A di Serie D è un campionato molto aperto, sia nelle zone alte che nei pressi della quota salvezza. Hai battuto spesso sul chiodo della permanenza in categoria ma credi che in questo momento sia necessario più guardare ad evitare gli ultimi due posti della classifica per poi giocarsi i playout o che questa squadra possa valere addirittura la salvezza diretta?

"Il nostro orizzonte in questo momento è quello di lavorare giorno per giorno per pensare partita dopo partita. Con i se e con i ma non si ottiene nulla, noi sappiamo che vogliamo salvarci e se questo accadrà con o senza i playout in fondo non è importante; ovvio, se si potesse scegliere sarebbe sempre meglio evitare di doversi giocare tutto in una partita ma se dovessero arrivare ci faremo trovare pronti. In questo momento ampliare il nostro orizzonte a quello che accadrà da qui a qualche mese non ci serve".

- Volevo lasciare la stagione attuale per parlare un po' della tua carriera: hai assaggiato giovanissimo la Serie B a Cesena, che ricordi conservi di quel periodo?

"L'esordio in Serie B è stato bellissimo, un'emozione forte, così come la stagione successiva vissuta in Serie C quando ho capito che forse non ero ancora pronto per quel livello. Sto lavorando giorno dopo giorno per provare a tornare tra i professionisti o, se così non sarà, per consacrarmi almeno in una categoria importante come la Serie D; credo di avere delle buone potenzialità e ancora dei margini di miglioramento, non mi manca l'ambizione e spero di continuare su questa strada per diventare davvero un giocatore importante".

- Dopo la Serie C a Santarcangelo ha deciso, forse un po' controcorrente, di provare l'avventura svizzera in una stagione in cui hai giocato e segnato molto ma sei forse un po' uscito dai radar del calcio italico di livello, facendoti perdere il treno che nelle ultime stagioni ti aveva consentito di giocare tra i Pro. Una scelta che rifaresti?

"Credo che con il senno di poi non rifarei questa scelta, in quel momento mi sono trovato senza squadra ed era già l'inizio di settembre, avevo voglia di giocare e quando mi si è prospettata questa possibilità ho deciso di coglierla senza starci troppo a ragionare. Ho pensato che avrei potuto trovare degli sbocchi anche in quel tipo di calcio ma la cosa è scivolata via, ormai è andata così e indietro non si può tornare".

- Classe '95, a giugno compirai 25 anni. Un'età in cui si comincia ad avere la maturità a livello di calciatore ma in cui si cominciano a delineare i confini di quella che potrà essere la carriera futura. Pensi che ormai il treno del professionismo sia passato o ti tieni aperta la porta perché c'è ancora tempo di salire in carrozza?

"C'è tanta gente intorno a me che mi dice ancora che sono giovane ma io credo di non essere più tanto giovane perché a 20 anni spesso si arriva già in Serie A. Un treno per me è passato, io non l'ho preso al volo o comunque sono sceso troppo presto, ma non demordo perché le ultime stagioni sono piene di giocatori che anche sulla soglia dei 30 anni sono comunque riusciti a ritagliarsi il proprio spazio nel calcio che conta. Io credo di poterci ancora arrivare, con il lavoro, la forza di volontà, l'abnegazione e la determinazione si può arrivare ovunque".

- Sei comasco d'origine e ha giocato quasi tutta la tua carriera nei campionati del Nord Italia, tranne la parentesi di quest'inizio di stagione che ti ha portato a Sorrento: com'è nata questa scelta in controtendenza e che ambiente hai trovato?

"Quello del Sorrento è un girone molto tosto e dove regna l'equilibrio, ci sono società di spessore che spendono molto per provare a vincere il campionato e alzano il livello generale; al Sud ho trovato stadi importanti, come Foggia, Taranto, Nocera, posti in cui fino a pochi anni fa si respirava l'aria del professionismo e la passione della gente si fa sentire, con spesso più di 20mila persone a vedere le partite. Ti senti più giocatore rispetto ad alcune piazze che abbiamo qui al Nord, in Meridione soprattutto in alcune zone si vive per il calcio e chi gioca lo sente. Io non ho avuto mesi positivi, perché ero partito bene poi alcuni infortuni mi hanno frenato, ma in tutta questa negatività credo di aver accumulato un bel bagaglio di esperienza che mi servirà per il futuro".

- Non senti il bisogno di stabilità, di fermarti per qualche stagione e mettere radici? Hai spesso cambiato squadra anno dopo anno, trovandoti a vivere sempre situazioni nuove, diverse. Potrebbe essere Verbania il punto dal quale ripartire?

"Nelle ultime stagioni solamente con la Pergolettese ho vissuto quasi due anni interi, andando via nel gennaio della seconda stagione. Un po' questo bisogno di stanzialità si sente, la necessità di aprire un ciclo per continuare il lavoro magari con gli stessi compagni e lo stesso mister; questo crea dei vantaggi, inutile negarlo. Potrebbe essere Verbania? Perché no, qui mi sto trovando molto bene e sono stato accolto alla grande sia dai compagni che dalla società e la città mi piace molto. Se ci dovessimo salvare, e sono sicuro che lo faremo, e tutto combacerà nella maniera migliore mi piacerebbe restare a lungo".

Carmine Calabrese

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